Il système diagnostique utilizzé per valutare le emissioni fecali, noto come la Scala di Bristol, è uno strumento fondamentale in medicina, utilizzato in sette livelli che vanno dalla massa solida alla diarrea acquosa. Questo metodo si è rivelato estremamente utile nel corso del tempo, anche nel contesto pediatrico, diventando un ausilio indispensabile per medici e genitori per comprendere meglio le caratteristiche delle evacuazioni dei bambini e per intervenire tempestivamente in caso di anomalie.
Cos’è la Scala di Bristol?
Avete mai sentito parlare della “Scala di Bristol”? Immaginate che il vostro bambino si svegli con dolore, indichi la pancia, vada in bagno e le sue feci siano diverse da quelle di sempre: la consistenza, la forma e il colore non corrispondono al solito. Siete in allarme? Non avete idea se sia qualcosa di grave o meno, quindi la prima raccomandazione è di chiamare il vostro pediatra di fiducia per un consulto. Ma come descrivere esattamente questa cacca così diversa? Non è liquida, né solida, e spesso non ha la forma abituale, inoltre cambia nel corso di più evacuazioni, risultando spesso diversa da un episodio all’altro.
In queste situazioni, ci aiuta la Scala di Bristol, un metodo visivo basato su immagini stilizzate di feci, accompagnate da un codice numerico crescente. La scala permette di classificare con oggettività e chiarezza la consistenza delle feci, facilitando la comunicazione tra genitori e pediatri. Basta indicare il numero che corrisponde all’immagine più vicina alle feci del bambino, per permettere un monitoraggio condiviso nel caso in cui il problema persista, e così intervenire prima che si aggravi.
Introdotta all’Università di Bristol nei primi anni ’90, questa scala prende il nome dalla città che ha visto i primi studi, grazie al lavoro di due medici britannici, Ken Heaton e Stephen Lewis. L’idea di base è molto semplice: una serie di sette immagini, da quella di feci dure e a grumi, a quella di feci acquose, permette di descrivere in modo preciso e riproducibile le caratteristiche delle evacuazioni. La loro diffusione ha reso questo strumento molto usato in ambito clinico e pediatrico, e rappresenta oggi un pilastro nella diagnosi e gestione di diverse patologie gastrointestinali, tra cui la nota “stipsi funzionale”, molto frequente nei bambini.
A cosa serve la Scala di Bristol?
Il motivo principale dell’utilizzo di questa scala è quello di migliorare la gestione e la diagnosi di disturbi intestinali, sia nella quotidianità dei bambini con problemi ricorrenti, sia nei casi di alterazioni temporanee. Grazie alla possibilità di attribuire un codice immediato alle caratteristiche delle feci, è più semplice e preciso monitorare l’evoluzione del problema e definire un percorso terapeutico.
In particolare, la Scala di Bristol distingue sette tipi di feci, che vanno dal tipo 1, rappresentato da grumi duri e separati, a quello 7, ovvero feci totalmente liquide e acquose. Il tipo 1 indica una stipsi severa, con feci a grumi duri e difficili da espellere, spesso accompagnate da dolore o disagio. Al contrario, il tipo 2 si presenta sotto forma di piccoli cordoni duri, con difficoltà di evacuazione simile alla precedente. I tipi 3 e 4 rappresentano invece feci più normali: il tipo 3 è costituito da feci a forma di salsiccia con crepe sulla superficie, mentre il tipo 4, considerato ideale, si presenta come una salsiccia liscia e morbida, facilmente espellibile.
Proseguendo, i tipi dal 5 al 7 indicano progressivamente alterazioni più marcate: il tipo 5 è costituito da pezzi morbidi e frastagliati, il tipo 6 da feci disordinate e frammentate, e il tipo 7 da feci completamente liquide, senza alcun elemento solido riconoscibile.
Riassumendo, ecco le caratteristiche principali:
- tipo 1: grumi duri e separati, difficili da evacuare;
- tipo 2: cordoni duri e stretti;
- tipo 3: feci a forma di salsiccia con crepe in superficie;
- tipo 4: feci morbide, lisce, a forma di salsiccia, facilmente espellibili;
- tipo 5: pezzi morbidi e frastagliati, ben definiti;
- tipo 6: pezzi disordinati e frastagliati;
- tipo 7: feci acquose, privo di elementi solidi.
Quando preoccuparsi delle feci dei bambini e della scala di Bristol
Aver la possibilità di descrivere con precisione le caratteristiche delle evacuazioni rende più facile comunicare con il medico e capire meglio quali situazioni richiedano intervento immediato. Ma quali sono i segnali di allarme che devono spingerci a consultare tempestivamente il pediatra?
Le tre caratteristiche principali da tenere sotto controllo sono colore, forma e frequenza delle evacuazioni. Qualsiasi variazione significativa rispetto alla norma può indicare un problema.
Colore delle evacuazioni
Il colore delle feci fornisce informazioni preziose sulla salute del bambino. È normale che vari in funzione dell’alimentazione e di altri fattori fisiologici o patologici, ma ci sono tre colori che devono sempre destare preoccupazione:
- Rosso vivo: segno di sangue non digerito, spesso indicativo di sanguinamento nell’ultima parte dell’intestino, come dal retto. Di solito si verifica in caso di piccoli sanguinamenti superficiali o ragadi anali, frequenti nei bambini stitici o in fase di recupero da infezioni intestinali. Tuttavia, la presenza di sangue rosso vivo richiede sempre una valutazione clinica;
- Nero: sangue digerito, che indica sanguinamento più profondo nel tratto gastrointestinale superiore. È un sintomo che merita sempre approfondimenti medici urgenti;
- Bianco: feci a carattere “acolico”, ovvero prive di colore e di normale componente pigmentante (stercobilina). Questo può essere legato a problemi alle vie biliari come ostruzioni, problemi di produzione di bile o altre patologie epatiche. Si associa spesso a segni clinici come ittero, prurito intenso o urine scure e deve essere valutato subito dal medico.
Forma delle evacuazioni
L’analisi della forma delle feci, secondo la Scala di Bristol, permette di identificare problemi legati principalmente alla stipsi o a disturbi più gravi. In particolare, i tipi 1, 2, 6 e 7 sono i più preoccupanti:
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Tipo 1 e 2 indicano una severa stitichezza. Questi aspetti sono spesso legati a atteggiamenti di ritenzione, scarsa assunzione di liquidi o alimentazione povera di fibre. È importante intervenire tempestivamente: evacuare feci dure è doloroso e può facilmente creare un circolo vizioso di rifiuto e peggioramento. La terapia mira a reintegrare fibre, acqua e, se necessario, aiuti farmacologici per facilitare l’espulsione e ripristinare una routine normale.
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Tipo 3 e 4 rappresentano evacuazioni più vicine alla normalità. Il tipo 3 ha un aspetto di salsiccia con crepe, mentre il 4 è considerato ideale, con feci morbide e a forma di salsiccia liscia.
- Tipo 5, 6 e 7 sono indicatori di problemi più acuti. Il tipo 5 prevede pezzi morbidi ma ben definiti, il 6 pezzi frastagliati e disorganizzati, mentre il 7 segna diarrea assoluta, con feci liquide e senza elementi solidi. Questi ultimi sono frequentemente causati da infezioni virali o batteriche, e la gestione principale consiste nel reintegro di liquidi tramite idratazione orale o endovenosa in casi più gravi.
Numero di evacuazioni
Oltre a colore e forma, è importante considerare anche la frequenza. Normalmente, un bambino può evacuare più volte al giorno o in modo meno frequente senza che ciò indichi un problema. Si parla di diarrea se le evacuazioni sono più numerose rispetto al solito e di feci acquose di tipo 6 o 7. Al contrario, si parla di stitichezza se l’espulsione avviene con difficoltà, è dolorosa, o le feci sono dure, asciutte o a forma di capretta (tipo 1 o 2).
La defecazione è un processo fisiologico naturale che può variare a seconda delle circostanze, e nella maggior parte dei casi queste variazioni sono temporanee e benigni. Quando si adottano una dieta equilibrata, una corretta idratazione e si seguono le indicazioni mediche, spesso si riesce a risolvere facilmente qualsiasi problema, ripristinando un ritmo normale e senza complicazioni.